lunedì 30 novembre 2009

Dai confini del mondo una lacrima sul volto dell'eternita'

Mi trovo ai confini con il Pakistan nel deserto del Thar completamente sconnessi dal resto del mondo, infatti in questo gigantesco castello di sabbia che e' Jaisalmer, non c'e' campo e gli internet point scarseggiano. In effetti qui utilizzano ancora vari segnali per mandarsi messaggi ed e' meglio impararli fin da subito prima di immergersi nel deserto. Prima della mia notte accampato con dei beduini ho voluto vedere il forte che e' una potenza di sabbia eretta nel 1100 sulla collina di Trikuta. Dentro le mura vi si possono ammirare ben 7 templi giainisti che sono uno piu' bello dell'altro. Qui nel profondo silenzio si possono contemplare le stelle, infatti vi sono vari osservatori sulla strada che porta poi verso il Pakistan.
Dopo questa breve ma intensa esperienza decido insieme alle mie tre amiche (che pian piano scopro essere delle ballerine professioniste di varie danze indiane) di risalire verso nord e di portarci verso la grande attrattiva dell' india che e' stata indicata come una delle sette meraviglie del mondo moderno...il Taj Mahal.
Per arrivare ad Agra e quindi al Taj Mahal abbiamo dovuto affrontare in cuccette piu di 24 ore di treno in condizioni igienico sanitarie al limite, ma una volta arrivati ad Agra ci siamo letteralmente sciolti davanti al palazzo dell'amore.
Il Taj infatti e' considerato il monumento piu' stravagante mai costruito per amore ed e' stato definito appunto una lacrima sul volto dell'eternita', ma anche (secondo mio parere) una lacrima di sudore sulle oltre 20.000 persone che hanno lavorato per la sua costruzione. L'amore al centro di questo racconto e che ha portato l'imperatore dopo la morte di sua moglie alla costruzione di questo palazzo e all'ingrigiamento dei capelli da un giorno all'altro. La leggenda inoltre narra della costruzoione di un altro Taj sulle rive opposte del fiume di colore nero che doveva fungere da tomba, insomma amore e morte contrapposti con un significato ben preciso che viene capito solo da chi ha l'anima predisposta per farlo.
Dopo sono andato a vedere l'Agra fort che e' uno dei forti moghul piu' belli di tutta l'India, questo palazzone di colore rosso e' diventato poi la prigione del suo sovrano e all'interno delle proprie mura ci si puo' perdere perche' considerato la citta' nella citta'. Il tour prosegue a ritmi serrati e con vari incontri di persone da tutto il mondo, a noi si e' aggregato uno svizzero di Ginevra che sta facendo praticamente il mio stesso giro ma in moto da solo. Insomma credevo di essere uno dei pochi pazzi a fare il giro del mondo, ma in fondo viviamo in un mondo di pazzi o forse di persone che sfuggono dalla propria routine per cercare se stessi o forse qualcosa di piu' misterioso che e' insito nella vita. Domani si riparte per andare a vedere invece il senso della morte con le cerimonie funebri e di spargizione delle ceneri nel Gange.

6 commenti:

Matteo ha detto...

pushkar e il suo laghetto incantarono anche me

un ordine: a varanasi vai a rilassarti sulla terrazza della puja guest house

posta qualche foto: tu e le scimmie, tu e le romane, tu e i taxisti...

un abbraccio!

rock'n'rufus

Anonimo ha detto...

Fantastico Rufussss.. continua a tenerci informati e a farci sognare!!!
ps, ho tutto pronto per Pechino..
Fatti vivo via mail e prendiamo contatti e accordi.
un abbraccio
Pilonskybus

Pinna ha detto...

raffo, ti sei portato lo slippino per il bagno ne Gange?
mi raccomando eh.
cià

zè ha detto...

grande rufus,altre due pagine memorabili

ti ci vedo con le indianine (o romane?boh) sulla riva del lago a piedi nudi che fai il garione figlio dei fiori...eh eh eh

oh stronzo,metti delle foto cazzoooo!!!

abbracci fratello!

d.

Matteo ha detto...

a stronzoooooooooooo, ste cazzo di fotooooooooooooooooooooooo!

Anonimo ha detto...

grade fratello....ed e' solo l'inizioooooo!
Pensa che quando metto a letto i cuccioli nn racconto piu' la fiabe,ma le eroiche gesta di uno stronzo hippy sulle rive del ganje in viaggio verso la luce...
once upon a time...

L.